lunedì 30 dicembre 2024

A proposito di robot liquidi (per gli aeriformi ci stiamo attrezzando)


Nat chiede "Sto meditando su un progetto futuribile, che però spero non fantascientifico. I robot oggi sono in fase solida, ma cosa impedisce che, opportunamente gestiti da quantum computer, non assumano anche la  fase liquida o aeriforme? Se usassimo materiali che hanno il punto di passaggio di fase da solido a liquido e da liquido ad aeriforme abbastanza vicini. Ad esempio il gallio..."

Chatgpt risponde:

Bell’idea — stimolante e filosoficamente ricca. Ti rispondo in modo concreto e pragmatico: cosa fisicamente impedisce ai robot di passare in blocco da “solido” a “liquido” o addirittura a “gassoso”, cosa si può invece fare oggi (o in prospettiva realistica), e quale ruolo avrebbero i quantum computer. Farò la risposta in sezioni brevi e chiare così da poterla usare direttamente in un documento o blog.


1) Che significa “robot in fase liquida / aeriforme”?

Poche precisazioni terminologiche:

  • Solido: struttura con forma propria (scheletro, componenti rigidi, circuiti).

  • Liquido: materiale che si deforma e scorre, ma mantiene coesione (es.: goccia di metallo liquido).

  • Aeriforme (gas): particelle molto sparse, senza coesione, richiede molta energia per convertire massa liquida→vapore a pressione normale.
    Quindi l’idea è: un robot che può cambiare il proprio stato macroscopico per ri-configurarsi (es. solido → liquido → “nuvola” / particelle).


2) Limiti fisici fondamentali (perché è difficile)

  1. Energia per la transizione di fase

    • Passare da solido→liquido richiede fornire calore pari al calore latente di fusione; liquido→vapore richiede il calore di vaporizzazione, tipicamente molto maggiore. Per esempio (ordini di grandezza): è relativamente facile fondere alcuni metalli a bassa T, ma vaporizzarli richiede energia enorme e temperature altissime o vuoto ridotto.

    • Quindi convertire tutta la massa di un robot in gas è energeticamente proibitivo nella maggior parte dei casi.

  2. Integrità funzionale dell’elettronica e dei sensori

    • Circuiti elettronici, batterie, microattuatori non sopravvivono allo scioglimento/evaporazione senza protezioni speciali.

    • Soluzioni: usare elementi che rimangono solidi (nuclei rigidi) o distribuire funzionalità in particelle che possono essere riaggregare, ma ciò è progettualmente complesso.

  3. Coesione e controllo

    • Un liquido scorre e tende a separarsi; per usarlo come “robot” devi mantenere coesione, indirizzamento e trasferire forze (attuazione).

    • Nei gas le particelle si allontanano; per avere comportamento robotico servono meccanismi di aggregazione/ricombinazione (campo magnetico, carica, legami chimici reversibili).

  4. Trasferimento di potenza e comunicazione

    • Quanto è difficile dare energia e coordinare migliaia/milioni di “particelle robotiche” senza fili o con fili che si rompono? Problema pratico enorme.

  5. Materiali reali: limiti chimici e ambientali

    • Alcuni metalli “si sciolgono” a temperature comode (es. gallio e sue leghe), ma ossidano o sono tossici; sono comunque corrosivi per il silicio, ecc.

    • Lavorare con materiali che devono fondere e solidificare ripetutamente richiede gestione dell’ossido superficiale, stress termico, fatica di interfacce.


3) Materiali e tecnologie realistiche (cosa si può fare oggi o a breve)

A — Metalli liquidi a bassa temperatura

  • Gallio e leghe eutettiche (es. gallio, gallio-indio eutettico — eGaIn):

    • Gallio puro fonde appena sopra la temperatura ambiente (~29–30 °C), eGaIn è liquido vicino a T ambiente.

    • Esistono robot liquidi composti da goccioline di eGaIn che cambiano forma; utilizzabili per connessioni elettriche, circuiti deformabili, microfluidica.

    • Limite: non “robot completo” — sono utili come elementi flessibili, elettrodi liquidi, o sistemi di connessione e sigillatura.

B — Ferrofluidi e nanoparticelle magnetiche

  • Ferrofluidi (colloidi di nanoparticelle magnetiche): si muovono e si deformano sotto campi magnetici esterni; si possono creare strutture “liquide” guidate esternamente.

  • Sono eccellenti per dimostrazioni di forma attiva e per dispositivi senza contatto fisico.

C — Robot a particelle / “programmable matter”

  • Idee in sviluppo: migliaia di micro-robot (o “smart particles”) che si aggregano e cooperano:

    • Swarm robotics — tante unità semplici che insieme realizzano funzioni.

    • Granular jamming — un involucro che può passare da fluido a rigido cambiando la pressione dell’aria (utile per cambiare rigidità).

    • Collegamenti magnetici o chimici reversibili per ricomporre strutture.

D — Soft robotics e fluidica

  • Attuatori a base di fluidi/aria che cambiano forma ma mantengono componenti elettroniche in capsule. Ottimo per trasformazioni di configurazione, non per diventare gas.

E — Levitation/acoustic/electrostatic control

  • Tecniche come levitazione acustica, elettrostatica o magnetica possono sospendere e muovere droplet o particelle senza contatto (utile per manipolazione e assemblaggio).


4) Il ruolo dei quantum computer

Breve e chiaro:

  • I quantum computer non cambiano le leggi della termodinamica: non riducono il calore necessario per fondere o vaporizzare materiali.

  • Possono invece offrire valore in:

    • Simulazione quantistica dei materiali (scoprire leghe con punti di fusione desiderati, studiare interfacce, prevedere ossidazione).

    • Ottimizzazione: pianificare la sequenza di transizioni di fase e controllo per grandi sciami di particelle (ma anche i supercomputer classici fanno molto).

    • Crittografia/secure control o sensori quantistici molto sensibili.
      Quindi utili come strumento di ricerca e controllo avanzato, ma non una “bacchetta magica” che rende possibile la trasformazione di fase senza i limiti energetici e materiali.


5) Strategie pratiche e prototipi realistici che puoi provare o progettare

Se vuoi esplorare il concetto senza cadere nella fantascienza, ecco alcune strade concrete:

  1. Robot ibridi solido–liquido

    • Nucleo rigido (elettronica, batterie) racchiuso in guscio che può liquefarsi o deformarsi (es. involucro ceramico o polimerico che rilascia goccioline di metallo liquido per creare connessioni).

    • Uso: metamorfosi della forma, auto-riparazione.

  2. Gocce di metallo liquido conduttive (eGaIn) in microfluidica

    • Controllo di circuiti che si formano e disfano spostando gocce conduttive all’interno di canali; appl. reali: interconnessioni riconfigurabili, sensori.

  3. Ferrofluidi guidati esternamente

    • Visualizza e prova formazioni e “palpebre” liquide che si muovono con magneti rotanti o campi variabili.

  4. Swarm di microparticelle

    • Particelle magnetiche/elettrostatiche controllate da campi esterni che si aggregano in strutture portanti temporanee. Puoi combinare micro-robots con adesivi reversibili.

  5. Granular jamming + soft skin

    • Strutture che passano da morbide a rigide soffiando o aspirando aria: non è vero “passaggio di fase” ma dà versatilità funzionale.

  6. Aerosol e “nuvole” robotichesolo concettuale/prima di applicazione pratica

    • Creare nubi di microparticelle robotiche è possibile (droni miniaturizzati, “smart dust”), ma richiede comunicazione wireless, energia distribuita, e sollevamento — oggi è costoso e limitato a scopi di ricerca.


6) Problemi pratici e di sicurezza da considerare

  • Gestione termica (riscaldare e raffreddare in modo controllato).

  • Ossidazione e degrado (eGaIn forma pellicole di ossido che cambiano comportamento).

  • Tossicità e ambiente (alcuni metalli sono nocivi).

  • Affidabilità: molte transizioni ripetute portano a degrado meccanico o chimico.

  • Controllo in campo aperto: dispersione di particelle = rischio ambientale e difficoltà di recupero.


7) Roadmap sintetica (dalle idee ai prototipi)

  1. Studio materiali: identifica leghe/colloidi con punti di transizione utili e con proprietà chimiche compatibili.

  2. Simulazioni: usa modellistica (classica o quantistica per materiali) per prevedere comportamento.

  3. Micro-prototipi: laboratorio microfluidico con eGaIn e canali; test di connessione/disconnessione.

  4. Controllo esterno: prova ferrofluidi/magneti per governare forma e movimento.

  5. Integrazione: aggiungi sensori e micro-attuatori in capsule solide per vedere se la “funzionalità robotica” può essere preservata durante la trasformazione.

  6. Scalare: progettare swarm con comunicazione semplice e metodi di recupero.


8) Conclusione pratica (tl;dr)

  • L’idea di robot che “cambiano fase” è affascinante e parzialmente realizzabile: liquid metal robots, ferrofluidi, soft robotics e swarm sono già oggi tecnologie di ricerca molto attive.

  • Le limitazioni più forti sono energetiche (soprattutto per passare allo stato gassoso), di integrazione dei componenti elettronici, e di controllo/cohesione.

  • I quantum computer possono accelerare la scoperta di materiali e l’ottimizzazione, ma non rimuovono i limiti fisici di energia e trasferimento termico.

  • Soluzione pratica: puntare su approcci ibridi e distribuiti (particelle intelligenti, metalli liquidi, campi esterni) piuttosto che cercare di trasformare un robot monolitico da solido a gas.


Se ti interessa, posso:

  • Progettare per te un esperimento concreto di laboratorio (microfluidica con eGaIn, elenco materiali, massa/energia richiesta, apparecchiatura).

  • Fornire schemi SVG che mostrino come una pala o un meccanismo potrebbe essere “riconfigurato” da solido a liquido.

  • Sviluppare una roadmap tecnologica con milestones e stime energetiche (anche calcoli specifici per gallio/eGaIn: fusione, ossidazione, energia richiesta).

Dimmi quale di queste vuoi esplorare e procedo con i dettagli.

Nessun commento:

Posta un commento

Corso Fondamenti di Informatica e Reti: 6 Reti di computer e Internet

Reti di computer e Internet Introduzione Prova a pensare alla vita quotidiana senza reti informatiche: niente messaggi WhatsApp, niente m...